Fare
terapia quando non funziona
Uno dei
modi per non fare riabilitazione è quello di proporla quando non ci
sono più obiettivi espliciti. A dire il vero spesso sono i caregiver
degli stessi pazienti che propongono di continuare a fare qualcosa.
Quando quella domanda e quell'offerta si incontrano, allora è possibile
che qualcuno offra prestazioni professionali inutili, in risposta ad
una domanda generica.
Le famiglie
che non hanno ancora trovato il modo di accettare una diagnosi, a volte
si rivolgono a diverse strutture, non per avere un secondo parere (più
che legittimo), ma perché nessun clinico ha loro proposto un modello
di intervento efficace. E così la scienza e la clinica diventano più
una religione a cui chiedere di rispondere a domande più grandi di noi.
Quello che
si può fare è intervenire senza dimenticare gli obiettivi riabilitativi,
che sono sempre quelli di portare il paziente nella direzione dell'autonomia
e del benessere. Nel caso in cui gli obiettivi della terapia non sono
stati raggiunti, allora è il caso di operare sugli strumenti a disposizione
che permettano di compensare il deficit e di rendere la vita del paziente
il più vicino possibile agli standard di normalità.
Gli effetti
di tali malpractice sono:
- Suscitare, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate
- Escludere il paziente
dagli strumenti compensativi e dagli ausili
- Rallentare il processo
di integrazione sociale del paziente
- Sviluppare sentimenti
di rabbia e depressione per i reiterati tentativi a vuoto